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IL LAVORO DEGLI ANZIANI E I CONNESSI PROFILI PREVIDENZIALI E SANITARI

Elio Schettino, Francesco Ferroni, Zeno Tentella

  July 3, 2002

Due to the aging of the population, Europe will increasingly face problems connected to the provision of long-term health care services and the sustainability of the pension systems. Italy is particularly weak due to the lack of adequate eldercare structures and of the enormous deficit of its pension system. Confindustria, the organization of Italian entrepreneurs, believes that, among the various policies that must be implemented, it is particularly important to promote the increase of the older working population through benefits and incentives. Nevertheless it is essential to respect the enterprises’ priority to favor a turnover that privileges young workers who are believed to be “keener to adapt to production and technological innovation”. Here is an example of prejudice toward older workers!

SENATO - COMMISSIONE LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE - Audizione conoscitiva
Elio Schettino, Francesco Ferroni, Zeno Tentella

Sommario
1. Tendenze demografiche
2. Conseguenze
· Sul piano economico, sociale e sanitario
· Sul piano previdenziale
3. I presupposti economico produttivi alla sostenibilità del fenomeno
dell'invecchiamento
4. Proposte
a) Ampliamento della popolazione attiva
b) Il prolungamento dell'età lavorativa
c) Il sistema previdenziale
d) Il benessere sanitario

Testo dell'Audizione

1. Tendenze demografiche


L'aspettativa di vita nei principali Paesi UE è notevolmente aumentata: nel periodo 1960 – 2000 si è passati, in media tra uomo e donna, da un'aspettativa di 70,1 anni ad una di 77,3 che sarà destinata ad arrivare ad 82,3 nel 2050.

 

INDICE DI DIPENDENZA (Rapporto fra la popolazione con più di 65 anni e quella di 20-64 anni)

 

Paesi UE

2000

2010

2050

Austria

Belgio

Danimarca

Finlandia

Francia

Germania

Grecia

Irlanda

Italia

Lussemburgo

Olanda

Portogallo

Regno Unito

Spagna

Svezia

Media 15

25,1

28,1

24,1

24,5

27,2

26,0

28,3

19,4

28,8

23,4

21,9

25,1

26,4

27,1

29,6

26,7

28,8

29,4

27,2

27,5

28,1

32,9

31,6

19,1

33,8

26,2

24,6

26,7

26,9

28,9

31,4

29,8

55,0

49,7

41,9

48,1

50,8

53,3

58,7

44,2

66,8

41,8

44,9

48,7

46,1

65,7

46,1

53,4

 

Fonte: Consiglio dell'Unione Europeo (ottobre2000)


Tale fenomeno, unito alla drastica caduta del tasso di natalità conduce ad una forte anomalia nel rapporto percentuale tra popolazione in età superiore ai 65 anni e popolazione in età da lavoro compresa tra i 20 e 64 anni. In Italia questo rapporto, pari al 28,8% nel 2000 (media europea 26,7%) è destinato ad arrivare, nel 2050, a 66,8% (media europea 53,4%).

ASPETTATIVA DI VITA ALLA NASCITA

(ANNI)

 

Paesi UE

uomini e donne

1960-65 1995-'00 2045-50

 

Austria

Belgio

Finlandia

Francia

Germania

Irlanda

Italia

Lussemburgo

Olanda

Portogallo

Regno Unito

Spagna

Svezia

Media 13

69,3

70,8

68,9

71,0

70,3

70,3

69,9

68,8

73,4

64,2

70,8

70,2

73,5

70,1

77,7

77,2

76,8

78,1

77,2

76,4

78,2

76,7

77,9

75,3

77,2

78,0

78,6

77,3

81,7

82,0

82,7

82,6

81,9

82,6

82,6

81,8

82,3

81,2

82,0

82,5

83,6

82,3

Fonte: Nazioni Unite, World Population Prospects (1998)

 

2. Le conseguenze

    • Sul piano economico, sociale e sanitario

L'equilibrio della società cambierà radicalmente con effetti sul piano sociale dove si porranno in modo crescente problemi di prevenzione, di cura e di assistenza degli anziani.

La società italiana che affida prevalentemente all'istituzione "famiglia" l'assistenza degli anziani si trova particolarmente impreparata essendo ancora assai marginali le soluzioni di carattere collettivo sia pubbliche che private.

Il costo dell'assistenza sanitaria tenderà a crescere notevolmente e andrà fronteggiato, oltre che sul piano strettamente economico, mediante un più accentuato ricorso alla prevenzione e mediante un rinnovamento degli stili di vita a partire dalla giovane età. Strumenti questi che richiedono un forte cambiamento di ordine culturale, con relativo impegno sul piano della formazione e su quello dell'organizzazione delle strutture pubbliche.

Sul piano più squisitamente economico – produttivo, il processo d'invecchiamento della società avrà il suo più rilevante riflesso sulla struttura e sulla disponibilità della forza lavoro. Si assisterà ad una notevole diminuzione della fascia " giovani" della forza lavoro e ad un correlativo incremento del segmento "anziani" (50 – 64 anni) che si stima aumenterà nel prossimo ventennio di circa il 25%.

Il fenomeno descritto è tanto più preoccupante se si considera il parallelo, rapido cambiamento che si sta registrando nel mercato, nelle tecnologie, nell'organizzazione del lavoro. Si tratta di cambiamenti importanti più difficilmente accettabili da una forza lavoro anziana. L'unico rimedio sarà quello di dedicare crescenti risorse soprattutto in fatto di formazione a carattere continuativo.

    • Sul piano previdenziale

L'effetto dell'invecchiamento della popolazione determina, a parità di altre condizioni, un aumento della spesa pensionistica. Circostanza questa che è particolarmente preoccupante se si pensa alla già elevata incidenza della contribuzione a carico del sistema d' impresa: il prelievo contributivo raggiunge oggi il livello del 32,7% delle retribuzioni per il finanziamento del solo sistema pensionistico.

In questo quadro, i tassi di occupazione in Italia costituiscono un' anomalia rispetto agli altri Paesi europei. Infatti, si registra una media inferiore di circa 10 punti e un grande divario per quanto riguarda i tassi di occupazione femminile che hanno un distacco di oltre 14 punti rispetto alla media europea.

Tassi di occupazione per la classe di età 14-64 per sesso

 

Paesi UE

Totale

Maschi

Femmine

AustriaBelgio

Danimarca

Finlandia

Francia

Germania

Grecia

Irlanda

Italia

Lussemburgo

Olanda

Portogallo

Regno Unito

Spagna

Svezia

Media 15

67,9

60,9

76,4

68,1

61,7

65,3

55,9

64,4

53,4

62,7

72,9

68,1

71,2

54,7

71,1

63,1

76,2

69,8

80,7

71,1

68,8

72,7

71,3

75,4

67,6

75,0

82,1

76,2

77,9

69,6

72,6

72,4

59,7

51,9

72,1

65,2

54,8

57,8

41,3

53,2

39,3

50,0

63,4

60,4

64,5

40,3

69,7

53,8

Fonte: Eurostat (2001)

3. I presupposti economico – produttivi alla sostenibilità del fenomeno dell'invecchiamento


L'emergenza "invecchiamento" può determinare ripercussioni fortemente negative all'equilibrio sociale, civile ed economico del Paese a meno che non sia affrontata con immediatezza, con logiche e strumenti innovativi e soprattutto con una cultura economica e sociale decisamente aperta allo sviluppo.

Aumento costante dei tassi di sviluppo e dei tassi di occupazione, flessibilità nell'impiego della forza lavoro e processi di formazione continua costituiscono alcuni dei presupposti essenziali per attenuare l'impatto economico e sociale del processo di invecchiamento.

In una economia aperta alla concorrenza europea e mondiale, dove non esistono margini di "deficit spending" né possibilità di manovre monetarie, la grande quantità di risorse richieste dal processo d' invecchiamento va necessariamente ricercata in forti aumenti di produzione e produttività. I fattori produttivi vanno ottimizzati, pur con tutte le necessarie tutele sociali, in rapporto alle mutevoli esigenze del mercato.

L'efficienza dell'impresa – a qualsiasi settore appartenga – ; costituisce uno degli strumenti primari per la formazione di risorse aggiuntive.

In definitiva i problemi indotti dal processo d'invecchiamento possono essere affrontati in un contesto economico di:

    • notevole sviluppo di produzionee produttività;
    • tendenza verso un forte ampliamento del tasso di occupazione, fondata sulla flessibilità;
    • riduzione del cuneo fiscale a carico delle imprese;
    • emersione dal lavoro sommerso;
    • riduzione della spesa corrente e contemporanea destinazione di crescenti risorse all'aumento dell'occupazione, sotto forma d'incentivi fiscali;

E' chiaro che a tali condizioni di contesto dovranno accompagnarsi misure specifiche che facilitino l'ampliamento della popolazione attiva, il prolungamento dell' età lavorativa e un'importante revisione del sistema previdenziale .

4. Le proposte
a. Ampliamento della popolazione attiva


Si è visto che l'Italia presenta uno dei più bassi tassi europei di popolazione attiva.

L'Europa ha fissato, a Lisbona, un obiettivo di incremento della popolazione attiva al 2010, pari al 70% per gli uomini ed al 60% per le donne. L'Italia presenta attualmente un gap nei confronti della media europea che non consente di ritenere raggiungibili tali obiettivi che presupporrebbero ritmi di crescita difficilmente sostenibili.

Tuttavia, anche in Italia esistono forti margini di sviluppo dell'impiego soprattutto in campo femminile e, nelle fasce di età più elevate, in campo maschile.

Un maggiore utilizzo dei lavoratori più anziani, per quanto auspicabile e possibile, presenta tuttavia delle criticità in rapporto alle attuali strategie d'impresa. Quest'ultime, infatti, tendono a privilegiare un turn-over favorevole ai lavoratori più giovani, ritenuti più capaci di adattarsi ai veloci cambiamenti delle strutture produttive e delle tecnologie applicative. Istruzione recente, addestramento aggiornato, disponibilità al nuovo costituiscono elementi importanti per l' efficienza delle imprese che non possono essere sacrificati, pena la caduta di produttività e quindi della possibilità di creare quelle risorse aggiuntive che il fenomeno dell'invecchiamento richiede.

Questa criticità può essere superata immettendo nel circuito del lavoro elementi importanti di flessibilità controllata.

Si tratta di ricorrere ad un mix di strumenti che siano allo stesso tempo in grado di offrire maggiori opportunità di lavoro ai giovani, di allargare l'impiego degli anziani e di salvaguardare la necessaria libertà di organizzazione produttiva delle imprese.

Le modalità cui far ricorso per ampliare la popolazione attiva sono molteplici. Innanzitutto va citata la necessità di nuove norme per il lavoro part – time, per lavoro temporaneo, per quello occasionale ed accessorio. Va preso positivamente atto che alcuni emendamenti alla delega sul mercato del lavoro, approvati dalla Commissione lavoro del Senato, puntano su alcuni di questi nuovi strumenti. In secondo luogo va evidenziata l' utilità di strumenti fiscali e di politica familiare capaci di sostenere la partecipazione della forza lavoro femminile. Infine, dovrà maturare una più ampia disponibilità al cambiamento di mansioni o di posto di lavoro.

In questo contesto assume rilevanza strategica una nuova politica della offerta formativa che dovrà essere differenziata per classi di età, articolata in funzione delle nuove tecnologie, concepita per accompagnare il lavoratore lungo tutto il percorso professionale.

Una considerazione a parte merita il grande differenziale nei tassi di occupazione che si registra tra il Centro Nord e il Sud.

Il Centro Nord è sostanzialmente in linea con la media europea mentre il Mezzogiorno è largamente al di sotto.

Ciò significa che un altro importante elemento per la crescita della popolazione attiva è costituito da una nuova politica di sviluppo del Mezzogiorno.

Un ulteriore elemento è costituito dalla regolarizzazione del lavoro sommerso, da perseguire essenzialmente con una politica di riduzione del cuneo fiscale e contributivo.

Va ricordata, infine, una politica dell'immigrazione fortemente legata alle effettive necessità del mondo della produzione, anch'essa integrata da adatte politiche di formazione e di inserimento sociale.

b. Il prolungamento dell'età lavorativa


In Italia, il pensionamento avviene ad età notevolmente più basse di quanto non si registri in altri Paesi europei.

Una simile circostanza è essenzialmente legata per un verso alla presunzione che tale politica favorisca un più facile inserimento delle leve più giovani nel mondo del lavoro e, per altro verso, alla funzione sostitutiva di ammortizzatori sociali impropriamente demandata al pensionamento di anzianità.

Questa logica può essere ribaltata.

In realtà, il mantenimento nel circuito lavorativo degli anziani costituisce non solo una necessità di ordine economico, ma anche un' ;esigenza di coesione sociale.

Lavoro a tempo parziale, pensionamento graduale, prosecuzione dell' attività lavorativa concordata con il datore di lavoro costituiscono strumenti flessibili utili al prolungamento dell'età lavorativa.

Come accennato, la riconversione professionale degli adulti e degli anziani e la loro mobilità verso forme differenziate d'impiego potrebbero servire a superare in positivo la contrapposizione esistente tra necessità di elevare l'età del pensionamento e la irrinunciabile esigenza di evoluzione aziendale.

c. Il sistema previdenziale


Il modo più produttivo ed efficiente per contrastare la minaccia dell'invecchiamento alla sostenibilità dei sistemi pensionistici consiste:

    • nell'invertire la tendenza attuale al pensionamento anticipato;
    • nel prolungare l'età lavorativa oltre i limiti legali, purchè ; d'intesa tra lavoratore e datore di lavoro;
    • nel ricercare un nuovo equilibrio tra previdenza pubblica e privata.

Il sistema previdenziale richiede interventi correttivi decisi e pronti. I sistemi pensionistici sono sempre più destinati ad essere un elemento molto importante nel determinare la competitività complessiva delle economie nazionali.

Anche con riferimento al ddl n. 2145/C. concernente la delega al Governo in materia previdenziale, si ribadisce che la riforma previdenziale, come richiesto anche dalla Unione Europea, deve avere come obiettivi fondamentali:

    • la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico pubblico;
    • la riduzione dell'eccessivo prelievo contributivo (tassa sul lavoro);

Per rispondere in modo efficace a tali obiettivi, la strada più certa è, come già evidenziato, intervenire sull'età effettiva di pensionamento, sviluppare al contempo il secondo pilastro complementare a capitalizzazione e ridurre le aliquote contributive. In quest'ultima direzione sembra muoversi la recente proposta di delega in materia previdenziale, che prevede una riduzione strutturale del prelievo contributivo per il caso di nuove assunzioni a tempo indeterminato.

A questi obiettivi si deve associare il rispetto di due principi fondamentali, quali la flessibilità della gestione aziendale ed una reale compensazione dei costi per le imprese legati alla destinazione del TFR alla previdenza complementare.

Le soluzioni ipotizzate nel ddl di delega affrontano anche il problema del prolungamento dell'attività lavorativa e del conseguente ritardato accesso alla pensione.

Il meccanismo proposto si fonda su un sistema volontario di incentivi contributivi e fiscali alla prosecuzione dell'attività lavorativa oltre i limiti legali.

A nostro avviso il prolungamento dell'attività lavorativa (e dunque l'occupazione della popolazione anziana) deve essere perseguito con maggior determinazione: al riguardo, si ritiene più producente un sistema di disincentivi/incentivi, che assicurino l'equità del trattamento pensionistico in relazione alle diverse età anagrafiche piuttosto che il solo meccanismo degli incentivi previsto dal ddl di delega in materia previdenziale.

d. Il benessere sanitario


Gli anziani richiedono servizi sanitari e assistenziali più numerosi e differenziati di quelli destinati alle altre fasce di età. L' invecchiamento porrà dunque a dura prova le risorse disponibili in campo sanitario.

L'ottimizzazione nell'impiego delle risorse pubbliche costituisce un presupposto essenziale per aumentare il flusso di risorse destinate al " benessere sanitario" e per indirizzarle in modo corretto.

Gli obiettivi di fondo tracciati a livello europeo in tema di benessere sanitario si sintetizzano in tre linee essenziali: accessibilità al sistema sanitario, sostenibilità finanziaria del sistema, qualità delle strutture e delle prestazioni.

Si tratta di obiettivi importanti soprattutto perché la sanità è in grado di incidere profondamente sul quadro sociale, istituzionale e finanziario determinando i livelli e le condizioni di competitività dei diversi sistemi Paese.

La qualità in sanità, costituisce un elemento centrale, giustamente evidenziata dal Piano Sanitario Nazionale come un fattore che potrebbe contribuire a modernizzare il sistema della sanità più di atti normativi e di riforme.

Sul piano finanziario, i crescenti flussi utili per aumentare il " benessere sanitario", vanno innanzitutto reperiti mediante una razionalizzazione della spesa sanitaria pubblica, a partire dagli oneri di gestione.

Per garantire maggiore efficienza e per reperire nuove risorse da investire nella sanità, è necessario anche promuovere una crescente partecipazione degli operatori privati sia nella gestione delle aziende sanitarie pubbliche già operanti, sia nella prospettiva di nuove strutture.

Una terza linea di possibile finanziamento aggiuntivo è costituita dalla partecipazione diretta dei cittadini. Una volta assicurata la copertura sanitaria per i meno abbienti, è possibile prevedere un articolato sistema di "ticket" capace di ridurre il peso sulla finanza pubblica e, allo stesso tempo, di razionalizzare i consumi.

In una logica di complementarietà ai servizi di base un'ulteriore possibilità può essere offerta da un più diffuso ricorso alle assicurazioni private, ivi comprese le cosiddette "Long- Term Care", che però non comporti ulteriori oneri a carico delle imprese e sia supportato da adeguati incentivi fiscali.

Un ruolo importante per il benessere sanitario degli anziani può essere assolto dall'assistenza sanitaria complementare, a patto che si proceda ad una revisione dell'attuale assetto fiscale, che privilegia i cosiddetti fondi doc (fondi sanitari integrativi del Servizio Sanitario Nazionale istituiti con l'art. 9 del D.L.gs. n. 229/99, che offrono prestazioni sostanzialmente marginali) a danno dei fondi tradizionali (fra i quali rientrano il Fasi e numerose casse/fondi di natura aziendale) che risultano più appetibili per gli utenti.

Ovviamente lo sviluppo dei fondi sanitari non dovrà comportare oneri aggiuntivi per le imprese che, altrimenti, verrebbero penalizzate in termini di competitività.

Infine, va ricordata l'opportunità di una correzione culturale volta a privilegiare la prevenzione rispetto alla cura: ciò riguarda gli stili di vita, una nutrizione più sana, una più intensa attività fisica nonché un più attivo monitoraggio delle proprie condizioni e prospettive di salute.

Un simile approccio, da coltivare mediante meccanismi di formazione inseriti nei programmi scolastici, servirebbe da una parte a creare i presupposti per un "invecchiamento in buona salute" e, dall'altra, ad alleggerire la spesa per la cura di alcune patologie legate all'invecchiamento.

Per eventuali informazioni rivolgersi a:
ASI - Previdenza, Assistenza e Sanità
Francesco Ferroni ( Tel.: 065903568 )
E-Mail: f.ferroni@confindustria.it


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